giovedì 14 luglio 2011

Pd Crotone: Il Pdl non gode certo buona salute per affidarsi alla senatrice Bianchi che nulla ha da dare a questa città

Nella scorsa campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio comunale di Crotone, il Partito Democratico aveva scritto ai coordinatori provinciali di UDC e PDL proponendo un accordo, un patto bipartizan finalizzato a far firmare ai propri candidati un codice etico, sulla scorta di quello che il PD ha fatto sottoscrivere ai suoi candidati, che evitasse il successivo passaggio degli eletti da uno schieramento all’altro. Ci è sembrata questa una regola importante da poter proporre anche agli avversari politici per garantire la stabilità dell’assise comunale e la conseguente governabilità della città. Non abbiamo ricevuto però risposta alcuna alla nostra lettera. Oggi, a distanza di oltre un mese da quelle elezioni, capiamo perché è seguito solo il silenzio a quello che avevamo definito un “patto di civiltà”, perché si sapeva di non poter garantire che il candidato Sindaco, una volta eletto, non avrebbe cambiato “casacca”. E infatti siamo stati profeti quando, in campagna elettorale, assistendo al balletto di ministri, sottosegretari e presidenti del Consiglio, avevamo preannunciato che presto la candidata a sindaco della città, senatrice Dorina Bianchi, avrebbe svestito i panni dell’UDC per indossare quelli del PDL. Era evidente, lo si leggeva tra le righe ad ogni uscita della senatrice, e poi, in fin dei conti, non era neanche innaturale per una persona che nominata senatrice nelle liste del PD si ritrova dopo appena tre anni a militare nelle fila del PDL dopo essere transitata per l’UDC. Tre partiti in tre anni, una bella media non c’è che dire! Ma se i cambi di casacca a cui è tanto avvezza la senatrice Bianchi non fanno ormai più clamore, quello che lascia più perplessi è come quello che dovrebbe essere il maggior partito del centrodestra, si lasci abbindolare da chi ha fatto del trasformismo politico il suo mestiere, affermando addirittura, per voce del coordinatore del PDL, Umberto Lorecchio, che l’ingresso di Dorina Bianchi nel PDL qualifica il partito. L’affermazione appare quanto meno fuori luogo soprattutto se si considera che la stessa è stata nominata senatrice coi voti del PD e quindi è al Partito Democratico che dovrebbe rispondere e non ad altri, quanto meno per il rispetto degli elettori. È questa la cosa che sconvolge maggiormente, e non l’atteso ulteriore cambio di partito della Senatrice: come può il PDL pensare di qualificare il partito accogliendo a braccia aperte gente che non si fa tanti scrupoli a tradire il proprio elettorato per raggiungere più ambiziosi progetti personali. Si dovrebbe solo diffidare di chi sostiene che oggi la politica è “fluida” e non più ideologica. La mancanza di ideologia decreterebbe la morte della politica e l’essere fluido è tipico di chi si adatta con facilità alle situazioni pur di trovare una condizione di comodo. Come dire, non proprio un bell’acquisto per il PDL che si ritrova così ad essere la prossima vittima di Dorina Bianchi. Non gode certo di buona salute un partito che si affida a Dorina e a movimenti territoriali che non hanno nulla da dare ormai a questa città, e lo affermiamo con una certa amarezza, perché in un sano contraddittorio politico vorremmo che il nostro antagonista fosse un partito più attrezzato e strutturato, così da confrontarsi sulle questioni, e non un partito improvvisato, per non dire quasi inesistente considerando il divario registrato tra PD e PDL alle scorse amministrative. Un partito che vuole essere serio e competitivo non può affidarsi a chi del trasformismo politico è la bandiera, è un errore grossolano che la gente ha già punito e continuerà a punire.


Tutt’altro che partito che si qualifica!

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